Mamasika: la madre del dolore




Masika Katsuva era una donna che viveva in un villaggio del Congo (Africa centrale), aveva una bella famiglia composta da un marito che l’amava molto e due figlie, una di 14 anni e l’altra di 13, si poteva considerare benestante, perché il consorte era un imprenditore che viaggiava tra l’Africa e Dubai, per via della loro boutique.

Una vita stravolta dal dolore

Questa esistenza tranquilla viene interrotta il 29 ottobre del 1999, quando, in un Paese in guerra come il Congo, nel villaggio della famigliola, arrivano i soldati. Gli uomini armati entrano nelle case degli abitanti, purtroppo accade anche a Masika, all’inizio sembrava che volessero solo derubare la famiglia, ma, dopo aver preso tutto, decidono di dare il via al festival del terrore, la loro prima vittima è il capofamiglia, al quale viene detto che sarebbe stato ucciso, non con un colpo di pistola, ma fatto a pezzi. La madre delle donne africane violentate, così, è costretta a sentire le urla del marito mentre i demoni inveiscono su di lui, urla che cessano solo quando viene privato del cuore.

Dopo aver ucciso il capostipite, i soldati si rivolgono a Masika, imponendole di consegnare il libretto degli assegni, la donna esegue gli ordini, credendo di avere salva la vita, ma non è così, le viene imposto di fare una cosa abominevole, che riguarda il corpo del marito. In seguito, viene ripetutamente violata, mentre accade questo, il dolce angelo ascolta le grida delle figlie, che stanno subendo lo stesso destino, provenire dall’altra stanza e implorare aiuto, Masika sviene e si risveglia in un ospedale, il trauma le ha causato la perdita della memoria e sembra non sapere della morte del marito, i parenti le dicono che è in viaggio di lavoro a Dubai.

Tornata a casa, dopo 6 mesi, trova le figlie incinte, chiede loro come è potuto succedere, le ragazze le rispondono sgomente di come possa aver dimenticato tutto il male che hanno subito, così Masika inizia a ricordare.

La famiglia contro

Quando una donna è violata, le reazioni delle famiglie sono negative in tipi particolari di cultura, come quella africana, piuttosto conservatrice e che vede in un certo modo il genere femminile, non considerandolo al pari dell’uomo, ma questo è niente. Masika, marchiata dall’onta della violenza, viene ripudiata dalla famiglia del marito insieme alle figlie, che hanno partorito i due figli frutto dell’abuso, scaraventata fuori dal nucleo famigliare perché  si rifiuta di sposare il cognato, che sa essere violento e drogato, con lei il marito non ha mai alzato un dito, non ha diritti patrimoniali perché non ha dato alla luce figli maschi, quindi, morto il consorte, non esistono più legami.

Masika diventa un'anima persa, confusa, un peso anche per la chiesa locale, che la paga per raggiungere un villaggio,  durante il suo peregrinare, incontra un gruppo di donne che vogliono  riunire le vittime degli abusi per istruirle in modo che parlassero delle violenze a Goma (località del Congo), ma non ha il coraggio di raccontare la sua esperienza.

Il momento in cui Masika decide di reagire ed alzare la testa, dedicando la sua vita alle donne che hanno subito la stessa sorte, coincide con il giorno in cui viene a sapere , ma già si era accorta di perdere continuamente sangue, che il suo utero e stato distrutto dalla violenza, se non lo avessero asportato, le testuali parole di un’infermiera, avrebbe rischiato il cancro. Da quell’istante Masika, morta il 2 febbraio del 2016 all’età di 48 anni, per un infarto,  decide di dedicare la propria vita al prossimo.

Il lavoro di Masika

Masika per prima cosa ha insegnato alle sue figlie a non sentirsi sporche, il loro compito era quello di crescere i figli con amore, in secondo luogo, ha fondato una comunità, costituita da capanne, destinate ad accogliere le donne violentate insieme ai figli. Non solo è stato importante aiutare le donne a reagire, ma fondamentale assicurare una sepoltura a quelle morte in seguito alle violenze, anche questo è stato il compito di Masika., che ha subito violenze dopo aver fondato il centro, proprio per la sua attività.

Chi sono le vittime?
Masika in alcune interviste ha dichiarato che le vittime non sono solo le donne, oggetto della brutalità umana possono essere gli uomini stessi ed i bambini, anche quelli piccoli. Lei non rifiutava a nessuno il proprio aiuto.

Chi sono i carnefici?
Gli autori delle violenze sono uomini addestrati alla guerra, che proprio per questo perdono la propria umanità, non provando, spesso, alcun pentimento per le atrocità inflitte alla propria gente.


In un documentario di Fiona Lloyd Davies, giornalista e documentary maker, viene sottolineato l’animo atroce dei soldati. Un aguzzino della serenità, in un servizio,  racconta di sentirsi pentito, ma non disposto a pagare, perché si era limitato, quando abusava delle donne, ad eseguire gli ordini dei superiori, avrebbero dovuto pagare loro in primis, questo era il senso delle parole.


La vita di una donna come Masika, divenuta mamma del dolore, cioè Mamasika, ricorda quella di Madre Teresa di Calcutta, solo che la Santa, a differenza di Masika, non ha subito alcuna violenza, ma entrambe hanno dedicato parte della propria esistenza agli ultimi. 


Foto di Mamasika: qui
Mini documentario su Masika sottotitolato in inglese: qui

Autrice dell'articolo: dott.ssa Manuela Scarano

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